Una Madre come Dono

Una Madre come Dono

Presentazione del libro “Una madre come dono”

Prima di delineare, con una breve sintesi, la figura di Madre Eugenia Montixi, come emerge da questo libro, voglio esprimere un ringraziamento all’autore, che ci accompagna e ci assiste dal paradiso: Dottor Giovanni Maria Cossu, che ha voluto regalare all’istituto, con quest’opera, uno scrigno contenete la perla preziosa del Vangelo, incarnato nella vita di una donna, che ha  venduto tutto per possederla.

Il titolo dell’opera: una madre come dono, è per noi, Figlie di San Giuseppe, fortemente eloquente, perché in queste  due semplici parole, viene racchiuso il senso della vita della nostra prima superiora generale e quello della vita di ciascuna di noi, di oggi e del futuro.

 Il termine madre indica la vocazione alla maternità inscritta nella nostra natura femminile, sublimata e arricchita dalla consacrazione religiosa che si attua nel vivere le beatitudini evangeliche  il cui perfetto modello è Maria Di Nazareth. Una maternità che  per ogni madre implica la capacità di generare, far crescere  figli,  con il dono della propria vita.

La maternità di Madre Eugenia è un dono dello Spirito Santo all’Istituto e alla Chiesa, non solo perché ha garantito la sussistenza e la crescita dell’Istituto, quando il Padre Fondatore è stato richiamato in penisola dai suoi superiori , ma perche si pone come modello di vita, incarnazione del vangelo, tanto che il Padre Fondatore la definì: la regola vivente.

Un aspetto che mi piace evidenzia in quest’opera è la metafora della viola mammola usata dall’autore per esprimere, i tratti della personalità umana e spirituale di Eugenia Montixi: l’ umiltà, la silenziosa laboriosità, il suo donarsi nella carità attenta e discreta, profumata di gratuità e amore.

La fragranza della spiritualità di Madre Eugenia, come il profumo della viola mammola che si mimetizza nel verde del prato a primavera. deriva dalla profondità e intensità del suo rapporto con il Signore. Non aveva mai ufficialmente fatto i voti religiosi di povertà castità e obbedienza, ma li aveva vissuti, secondo le indicazione del suo padre spirituale, il Venerabile Padre Feice Prinetti, che aveva chiesto a lei e alle altre sorelle che avevano formato la prima comunità di Figlie di san Giuseppe, di vivere i voti per puro amore di Gesù Cristo. L’amore esclusivo a Cristo è il movente, il senso e lo scopo della vita di Eugenia Montixi.

L’appartenenza a Cristo, come unica e insostituibile ricchezza,  le permette di avere tutto senza possedere niente, nella linea della povertà evangelica che stabilisce il giusto rapporto tra l’uomo e i beni della terra , dati da Dio, perché l’uomo se ne serva per i suoi bisogni, riconoscendo la gratuità di colui dal quale i beni  provengono e usandoli per la sua gloria e la sua gioia, nell’equità e nella condivisione aperta a tutti.

Per questo Madre Eugenia è una donna di carità, con una spiccata sensibilità per i poveri, soprattutto i servi dell’azienda ai quali riservava la parte migliore di quello che si produceva in casa: pane, formaggio, marmellate, grano e vino.

Guidata e sostenuta dal Padre Prinetti che spesso ricordava alla Comunità di fare abbondante elemosina, che lui stesso praticava largamente, ogni volta che tornava a Genoni,  Madre Eugenia aveva trovato in lui un modello che imitava volentieri, tanto che nel ricordo di chi l’ha conosciuta, è rimasta l’immagine di una donna che dava generosamente ai poveri, per questo la maggior parte la della gente la chiamava, oltre che madre, nonna e madrina.

Da quest’opera si deduce che era una donna di obbedienza che come Maria ripeteva il suo “eccomi” a Dio come espressione della sua libera adesione, perché in lei e nella comunità si compisse la volontà di Dio. Un’obbedienza che faceva passare attraverso le mediazioni umane rappresentate dalle leggi della Chiesa, dalle regole stabilite dal Fondatore dell’Istituto, accolte con amorosa adesione agli eventi lieti e tristi che hanno caratterizzato la sua storia, e nella ordinarietà dei giorni, scanditi dalla preghiera, dal lavoro e dalla dedizione al prossimo.

Una donna di comunione, radicata nella relazione interiore con Dio e concretizzata nella vita fraterna. Come per le viole mammole, il profumo non viene percepito se promana da una sola viola, ma si avverte forte e intenso quando i fiori sono tanti, così è per la comunione comunitaria, è tanto più incisiva quanto più la comunione include tutti.  Anche in madre Eugenia la pazienza, la tolleranza, la stima delle sorelle la rendevano una persona armonizzata ,  capace di far nascere, costruire, alimentare ogni giorno sentimenti di serena fraternità, di creare nella Comunità una tale atmosfera  che, come dice il Padre Prinetti, avrebbe fatto risuscitare un moribondo.

Il segreto dell’armonia interiore in Madre Eugenia era la docilità allo Spirito Santo che si esprimeva nell’accompagnamento spirituale che riceveva dal suo direttore, il Padre Felice Prinetti che trovò in lei un’argilla docile a farsi plasmare, perche nella sua persona, progressivamente si imprimessero i tratti del suo Divin Maestro e riuscire ad amare con i suoi stessi sentimenti, imparando ad essere, come lui, mite ed umile di cuore.

Questo percorso di progressiva identificazione in Cristo, per Madre Eugenia, passa attraverso lo sviluppo e la pratica delle virtù teologali: fede , speranza e carità; delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, unite alla spiritualità della santa Famiglia di Nazareth, in particolare di San Giuseppe, padre e protettore dell’istituto.

Un’altra componente che accompagna tutta la sua esistenza è quella della Croce, accolta come via al cielo, come condizione di resurrezione e di vita piena. Una Croce che non deve mancare alle Figlie di San Giuseppe come segno di certezza  che si cammina nelle vie di Dio, alla sequela di Gesù Maestro e come segno di predilezione che associa al sacrificio di Cristo. Una croce legata alle scelte del dono d’amore per gli altri, alla disponibilità a pagare il prezzo della fatica, della pazienza, della rinuncia per i fratelli, come contributo all’amore, che solo può  realizzare pienamente la vita.

Voglio chiudere questa breve presentazione con l’augurio che Mons. Giovanni Maria Cossu, autore dell’opera ha fatto a tutte le Figlie di san Giuseppe:

“Oso sperare che questa piccola fatica valga a rendere più viva la memoria di Madre Eugenia, più stretti i vincoli della comunione fraterna della Famiglia Giuseppina, ammirata dalla virtù della sua prima Madre. Soprattutto voglio sperare che questa umile rievocazione di Madre Eugenia, in virtù della grazia di Dio, accenda nel cuore delle Figlie di san Giuseppe, il fervido desiderio di imitarla nel primario impegno di lei che fu quello di rispondere e corrispondere con tutta la mente, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze all’amore paterno e sponsale di Dio Padre e figlio e Spirito santo, in spirituale obbedienza al desiderio di lei”

          Madre Maria Luciana Zaru

              Superiora Generale

19/03/2019 Festa di S.Giuseppe

19/03/2019 Festa di S.Giuseppe

Quest’anno, più che mai, la  solennità di San Giuseppe riempie la mente di immagini e il cuore di gratitudine: le immagini dell’arrivo a Genoni , il 19 marzo dell’anno scorso, delle Spoglie Mortali del nostro Venerabile Padre Prinetti: la cornice gioiosa e colorata del paese vestito a festa , la folla degli amici dell’Istituto che hanno riempito le strade , la chiesa, la casa madre. Il ricordo della forte emozione  che tutte abbiamo vissuto e che ha  aperto il cuore alla gioiosa riconoscenza al Signore .

Avremo voluto festeggiare questo primo anniversario a Genoni, con una bella festa. Non è possibile, ma non per questo, rinunciamo alla festa, che viviamo comunitariamente, con le modalità di preghiera permesse, ma con profonda gratitudine ed una preghiera particolare a San Giuseppe e al venerabile Padre Felice Prinetti,  perché il Signore liberi  il mondo da ogni male.

A Casa generalizia abbiamo avuto la gioia della rinnovazione dei Santi Voti di Sr Adelia, Sr Alana e Sr Elloisa un evento che ha dato alla festa  una forte dimensione interiore, nella percezione che qualcosa di nuovo nasce sempre, che la bellezza della figlia del re è tutta interiore, in una prospettiva di grazia e di dono, presente nella gioiosa giovinezza delle Sorelle, che, con il rinnovato impegno con Dio , nell’Istituto, si  pongono come  chiaro segno di promessa e di speranza  futura.

 A  Sr Adelia, Sr Alana , e Sr Eloisa gli auguri di tutto l’Istituto, perche l’appartenenza al Signore le riempia ogni giorno di più,  del suo amore. Buona festa a tutte in unione di preghiere.

Tempo di coronavirus

Tempo di  coronavirus

La diffusione dell’epidemia del coronavirus in tutto il mondo, sta mettendo alla prova tutta l’umanità che deve difendersi e proteggersi mettendo in campo tutte le risorse spirituali, umane ed economiche per arginare il dilagarsi dell’epidemia.

La domanda che nasce spontanea è questa : perché tutto questo sta accadendo, perché questo imperversare del male e della morte? Nella ricerca di una risposta c’è chi attribuisce a Dio tutto quello che capita nel mondo.

Penso che sia una risposta sbagliata. Dio non vuole nè il male, né la morte, né la sofferenza umana; per liberarci da tutto questo ha mandato il suo Figlio Gesù che ci ha riscattato a caro prezzo, dando la sua vita.

L’origine del male non è Dio, è il peccato dell’uomo che ancora , anzi soprattutto oggi, ha l’arroganza di agire autonomamente da Dio, manomettendo le leggi della natura, stravolgendo quell’equilibrio che il Creatore ha impresso in tutte le sue creature; creando disastri, basta pensare all’alterazione del clima e ai suoi effetti sull’ecosistema.

Comunque il Signore non ci abbandona  e non ci lascia in balia del nostro peccato e delle sue conseguenze, ci ama e interviene, perché dal male provocato da noi stessi, nasca il bene che ci aiuti a capire che solo alla luce del suo amore che si è rivelato in Gesù, possiamo alla luce della sua Parola che ci indica la via da seguire  affrontare   tutto vittoriosamente, compresa la morte, che, alla luce del Mistero Pasquale di Cristo si è trasformata in vita eterna.

In realtà quello che stiamo vivendo, mentre ci chiede sacrificio e rinunce, sta sviluppando  ed esprimendo le nostre risorse migliori: la dedizione e il sacrificio di tutti gli operatori sanitari che combattono in prima linea per salvare le vittime del contagio, con orari massacranti e fatiche che solo un vero amore al prossimo possono giustificare e sostenere.

 La solidarietà da parte di tutti, per una reciproca protezione, nell’obbedire alle indicazioni impartite per arginare il contagio; la generosità di tanti enti civili e religiosi che mettono a disposizione risorse economiche e beni strumentali a supporto e sostegno delle spese per la cura degli ammalati .

Il coraggio della carità, che non abbandona i bisognosi e continua a soccorrere i poveri.

 

Penso alla nostra Mensa della Carità che non ha chiuso per il coronavirus perché i poveri hanno diritto ad avere almeno un pasto al giorno, perciò, sr Gabriella e le altre consorelle hanno pensato bene di equipaggiarsi con mascherine, guanti e grembiuloni, di riorganizzare le modalità del servizio con la dovuta prudenza, e continuare a rendere il servizio, indispensabile per tanti. Oggi, non è più possibile sedersi tutti a tavola come prima, ma il pasto viene consegnato in appositi contenitori in una busta, che gli ospiti ricevono facendo la fila a debita distanza uno per volta.

La carità non può auto isolarsi, deve stare in campo per i bisogni urgenti di tanti poveri, bambini, anziani a malati, ai quali il pasto caldo viene portato a domicilio.

E’ da apprezzare la creatività di tutti coloro che contribuiscono con l’umorismo e far sorridere la gente, allentando l’ansia  della paura.

Un dato è certo: la storia è nelle mani di Dio. Alessandro Manzoni ci ha dato una giusta chiave di lettura degli eventi tristi e luttuosi, nel Promessi Sposi scrive: Dio non turba mai la gioia dei suoi figli se non per prepararne una più grande

Penso che questo valga anche per oggi, viviamo nell’obbedienza alle regole, ma nella fiducia.  Uno strumento a nostra disposizione per trovare aiuto è la preghiera.

Il Salmista scrive. Volgo gli occhi verso i monti , da dove mi verrà l’aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore che ha creato il cielo e la terra.

La nostra preghiera passa anche attraverso l’intercessione dei Santi.

I nostri Santi protettori sono San Giuseppe e il Venerabile Padre Felice Prinetti.

Stiamo pregando San Giuseppe con la novena. Il 19 marzo ci uniremo a tutta l’Italia alle ore 21 nella recita del santo Rosario.

Imploriamo soprattutto l’intercessione del Venerabile Padre Prinetti con la seguente preghiera da recitare tutti i giorni e che qui vi proponiamo.

O Gesù, sommo ed eterno sacerdote,

Che ispirasti al tuo servo Padre Felice Prinetti

Di lasciare le armi della morte per quelle della luce,

 chiamandolo al tuo servizio tra gli Oblati di Maria Vergine,

 degnati, a gloria di Dio e a onore della Chiesa,

di concederci quanto ti chiediamo per sua intercessione:

Liberaci dall’epidemia che sta imperversando nel modo,

sostieni tutti gli operatori sanitari,

le famiglie, gli ammalati, gli anziani , i poveri

Sostieni la nostra fede nell’amore misericordioso del Signore.

Amen,

Un caro saluto a tutti uniti nella preghiera e nella comunione fraterna.

 

                                        Madre Maria Luciana Zaru

                                           Superiora Generale.

Genoni. Casa Madre 29-09-2019

Genoni. Casa Madre. Conclusione della Verifica, della Programmazione e festa per il 130* anniversario della prima Lettera alla Comunità di Genoni. Cagliari 1889- Genoni 2019. Unite nell’affetto e nella preghiere inviamo un caro saluto.

LA NUOVA SARDEGNA 11/08/2019 di Michela Cuccu

LA NUOVA SARDEGNA 11/08/2019  di Michela Cuccu

Un Ferragosto di solidarietà

Nelle cucine di via Carmine si prepara il pranzo della festa di mezza estate con un articolato menù

 «Serviremo l’antipasto, il primo e cucineremo il maialetto, ma anche il pollo per chi non può mangiarlo e gli daremo anche il gelato: chi verrà da noi a Ferragosto, sentirà aria di festa. E non sarà certo solo».

La Mensa del povero di via Carmine, come sempre, non chiuderà per le ferie estive e suor Gabriella e le volontarie staranno ai fornelli per assicurare un pasto a chi altrimenti, non avrebbe niente da mangiare. «Altro che ferie – dice la suora – qui non si chiude nemmeno la domenica per fortuna». 

Le persone che si rivolgono alla struttura gestita dalle religiose e che da oltre vent’anni è punto di riferimento per tutta la provincia, sono in aumento. «Ci sono almeno trenta pasti caldi da preparare ogni giorno. Alcuni li portiamo a casa perché fra i nostri assistiti ci sono anche anziani disabili e famiglie con bambini piccoli», spiega suor Gabriella che racconta dei bisogni della povera gente che continuano ad essere tanti.

«Ormai da anni ho una regola: oltre le novanta buste di provviste che consegniamo ogni mese, smetto di contare. Sì, ogni mese consegniamo cibo ad oltre cento famiglie: sono tante».

Bisogni in aumento e anche alla mensa, che pur funziona grazie ad aiuti pubblici e della Cei ma anche di comuni cittadini, può capitare che le scorte scarseggino.

Suor Gabriella non pronuncia mai la parola “emergenza” ma quando elenca i beni di prima necessità che servirebbero per consentire alla struttura assistenziale di operare con tranquillità, non è difficile intuire che c’è bisogno di aiuto.

«In questo periodo stanno scarseggiando l’olio, il latte il caffè e lo zucchero», riferisce la suora «avremmo necessità anche di scatolette di tonno, di formaggio e pomodori pelati. Fortunatamente in questi giorni ci hanno consegnato un carico di banane ma la frutta – spiega – non basta mai». La Mensa del povero non è una struttura per così dire “isolata” dal contesto sociale: tantissimi infatti, sono coloro che partecipano con donazioni o partendo semplicemente cibo ma anche abiti.

Ancora suor Gabriella: «Fortunatamente c’è tanta generosità e ormai la cultura del non sprecare il cibo in eccesso qui ha preso piede. Ormai da tempo, quando avanza del cibo da una festa o un banchetto, lo consegnano a noi che sappiamo come ridistribuirlo», prosegue la religiosa che racconta della porta del loro convento che, praticamente, dalla mattina presto fino a sera, è meta di tante persone di ogni età e provenienza.

Perché qui non si viene solo per un pasto caldo o per ricevere degli abiti puliti.

«Ci sono i senzatetto che non saprebbero dove farsi una doccia e vengono qui – conclude la religiosa – persone che, quando hanno la fortuna di possederne una, dormono in macchina. Chi non conosce nessuno è solo o non può chiedere aiuto ai parenti, viene da noi e non solo a Ferragosto».